Intervista sul libro “Handling the Circling”

Una intervista, del 17/11/2016 rilasciata al QN-ilGiorno, dopo la pubblicazione del libro Handling the Circling.

Ve ne è una copia nell’area ” sfogliabili “; ma ho voluto ribatterlo affinchè possa essere letto anche nelle altre lingue, cliccando sul mappamondo in alto a destra.


IL PERSONAGGIO

VOLARE  CON  NUOVE  NORME

«Più sicurezza  negli atterraggi» Il comandante: regole poco chiare

Guiducci, 15mila ore di volo: maggiori tutele per piloti e passeggeri

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ESPERTO

Gianni Guiducci ha all’attivo l5milaore di volo, è istruttore dal 1972 ed è iscritto nel registro del comandanti dal 1973

Alessandro Farruggia

SERVE una nuova regolamentazio­ne per garantire che un tipo di avvicinamento aeronautico di saltua­ria applicazione operativa avvenga sempre nella massima sicurezza. A sollevare il problema nel suo li­bro ‘Handling the circling’ è il co­mandante Gianni Guiducci, 15 mi­la ore di volo all’attivo, iscritto nel registro dei comandanti dal 1973,  istruttore dal 1972, istruttore di istruttori. Uno che è bene ascolta­re.

La circuitazione, in inglese circling, è la fase condotta a vista di un avvicinamento strumentale durante la quale l’aereo abbandona il segmento di avvicinamento finale per allinearsi lungo una pista che non è ubicata in posizione conve­niente. «Per fare un circling perfet­to – spiega Guiducci – le regole im­pongono che il pilota deve avere costantemente a vista la pista e può scendere dalla minima altitu­dine solo se ha il contatto visivo con il terreno. Non solo. Il velivo­lo in avvicinamento, a partire da una altitudine minima di 91 me­tri, deve essere perfettamente stabi­lizzato».

Le varie Authority stabiliscono una visibilità minima e una veloci­tà stabilita per questo tipo di atterraggio. Nel caso della categoria di aeromobili più nutrita – quella che comprende Boeing 737, Md80, Airbus 320 – la visibilità minima è di 2400 metri e la veloci­tà massima tra 140 e 180 nodi. «Ora – spiega il comandante Gui­ducci – io ho lungamente studiato il problema e mi permetto di dire «i conti non tornano».

PER ESSERE stabilizzati a 300 pie­di, per una parte della procedura non si vede la pista. Per riuscirci bisognerebbe abbassare la velocità a livelli inaccettabili per questo ti­po di aerei». Ergo, serve più spazio. «Considerando che l’ICAO indi­ca in 180 nodi la velocità massima, appare chiaro che, a seconda della pista, serviranno almeno 3.600-4.000 metri di visibilità». Se le condizioni non sono ideali nell’aeroporto di destinazione, il pilota può sempre riattaccare e dirigersi sull’Alternato, cioè alla pi­sta di riserva. Ma se accade all’alternato, ammette Guiducci «non c’è soluzione»: l’atterraggio diven­ta a maggior rischio. In Italia non ci sono mai stati incidenti di que­sti tipo, ma dal database di ICAO sono state oltre 700 le persone decedute negli ultimi venti anni in incidenti avvenuti durante l’effettuazione di circlmg con aerei com­merciali.

IN ITALIA ci sono 24 aeroporti con una pista non strumentale. Considerando che solo l’1,5% de­gli atterraggi avvenga utilizzando questo tipo di avvicinamento, il co­mandante Guiducci stima in circa 2.730 circling annui in Italia. Il pro­blema quindi esiste. «A mio avvi­so – prosegue il comandante – ser­ve un sistema tabellare diverso pista per pista, che innalzi almeno del 50% i limiti attuali». Attualmente alcune compagnie seguono le norme internazionali, altre vie­tano sempre il circling, altre solo di notte, altre ancora hanno messo un limite a 4.000 metri. Una babele che non garantisce il passeggero e spesso obbliga i piloti ad atterrare alla pista ‘alternata’ con disagi e co­sti maggiori. Alzando un pò il limi­te il problema si risolverebbe. Per­chè il problema non è meno circling, ma un circling più sicuro.

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