Armi e aerei
Sul numero di dicembre 1987 della rivista “ Solidarietà di Polizia “, apparve un mio articolo su sistemi d’arma a bordo degli aerei.
Cercai di far comprendere che è possibile utilizzare particolari sistemi per intervenire coercitivamente su maleintenzionati in volo, senza intaccare la sicurezza dei passeggeri e dell’aereo.
SOLIDARIETÀ di POLIZIA
Sindacato Apartitico ed Autonomo Costituito nel 1985
Milano, 18 dicembre 1987 Gent/mo Dr. Gianni GUIDUCCI,
nelle pagine 28 e 29 della rivista allegata, abbiamo pubblicato l’articolo “Armi ed Aerei” da Lei gentilmente inviatoci. La ringraziamo della collaborazione e saremo sempre lieti di ospitare altri suoi elaborati
Con cordialità
Opinioni e proposte
ARMI E AEREI
Il porto di armi da parte di persone autorizzate all’interno della cabina o del cockpit è un annoso problema che vede da una parte il desiderio delle persone “autorizzabili” a conservare la propria arma e dall’altra il rifiuto del Comandante.
Cari amici, ho chiesto un po’ di spazio, alla Vostra bella Rivista, per parlarvi del trasporto e dell’utilizzo di armi a bordo degli aerei.
Chi scrive è un appassionato di armi ed un tecnico del settore aeronautico, tra l’altro Perito del Tribunale di Milano. Tralasciando il trasporto di armi e materiale esplodente, stivato negli aeromobili, in vani inaccessibili dall’interno della cabina passeggeri e regolato dalla legge 694 – 23/12/74; soffermiamoci invece sul porto di armi, da parte di persone autorizzate nell’ambito della stessa legge, all’interno della cabina o del cockpit (cabina piloti). E’ un annoso problema che vede da una parte il desiderio delle persone “autorizzabili” a conservare la propria arma e dall’altra (il più delle volte) il rifiuto da parte del Comandante.
L’autorità del Comandante è inequivocabile e dettata dal Codice e dal Regolamento della Navigazione; Egli è il responsabile di tutto ciò che avviene a bordo, in special modo della sicurezza della spedizione. Nessuno può contestargli un atteggiamento limitativo imposto per garantirsi da qualsiasi abuso, o meglio involontario incidente, causato dal permesso accordato al trasporto di armi in cabina, anche se a persone autorizzate da altre leggi.
L’antipatico uso delle cassette apposite, tra l’altro oneroso, potrebbe essere risolto, tra gentlemen, con la consegna diretta al comandante dell’arma, magari conservando le cartucce; ciò, è bene ricordarlo, esclusivamente per impedire che altra persona possa impossessarsi dell’arma completa ed utilizzabile, e non certo per sfiducia verso il Comandante o altro pilota da lui delegato che, poiché possessori del Brevetto di 3° grado, sono stati sottoposti agli stessi accertamenti previsti per entrare tra le Forze dell’ordine. Nell’occasione desidero ricordarvi che il non limpido comportamento o il coinvolgimento in procedimenti penali comporta la sospensione dei titoli professionali di pilota.
Per quanto riguarda l’uso di armi a bordo, è necessario distinguerle in: da fuoco e non.
Tra quelle da fuoco e portabili a bordo, possiamo annoverare: rivoltelle, pistole, fucili. Le caratteristiche comuni sono: l’essere letali; la possibilità di colpire involontariamente altre persone, oltre all’obbiettivo; la probabilità di danneggiare l’aereo. Se pur maneggiate da mani esperte (anche il sottoscritto ha vinto una medaglietta con pistola di grosso calibro), la tensione nervosa, il movimento dell’aeroplano, lo spazio angusto, la concentrazione di molte persone, possono portare a notevole imprecisione nel tiro. Naturalmente il pazzo o il dirottatore non si pone questi problemi, noi lo dobbiamo! Il possibile coinvolgimento di innocenti dovrebbe bastare ad accantonare l’idea di questo tipo di reazione ad un eventuale attacco. Non di meno la perforazione e il conseguente squarcio di un finestrino porta, in volo, ad una decompressione esplosiva. Perchè abbiate un’idea delle forze in gioco e di che cosa può accadere nel caso di uno squarcio nella struttura o in un oblò, Vi racconto cosa mi è successo qualche tempo fa durante un normale controllo manutentivo del sistema di pressurizzazione a terra: ci trovammo pressurizzati a 1 Psi (libbre per pollice quadrato – 0,07 kg per cm quadrato); tentai di aprire il finestrino, in cabina piloti, poggiando i piedi nella struttura dell’aereo e tirando a due mani, e con tutta la forza, la maniglia, ma tutto fu inutile; e sottolineo per 1 Psi, mentre la pressione differenziale media degli aereomobili in volo si aggira intorno a 8 Psi!! Perciò tutto ciò che non è fissato volerà fuori, finché la pressione interna non sarà uguale a quella esterna.
L’uomo ha necessità di ossigeno e pressione circostante per la propria sopravvivenza, il pilota dovrà quindi far cadere le maschere-ossigeno dei passeggeri e “tuffarsi” verso una quota più bassa; è una vera emergenza grave!
La perforazione dello scafo da parte di uno o più proiettili, in quanto a decompressione, è meno grave poiché l’orifizio praticato nel metallo dovrebbe, per le sue ridotte dimensioni, far uscire l’aria con un gradiente accettabile, ma tutta la struttura dell’aereo è percorsa da cavi, tubi e fili che permettono, ai vari componenti e sistemi, di far funzionare e governare l’aeromobile. La perdita di un sistema importante e singolo può portare al disastro totale o quanto meno creare una situazione di seria pericolosità per tutti gli occupanti. Un esempio: nel malaugurato caso il proiettile perforasse il sistema carburante, si potrebbe provocare una perdita di autonomia o peggio ancora un incendio!
Le cartucce, utilizzate dalle Forze dell’ordine, sono composte da palle blindate (alta penetrazione), conseguentemente pur colpendo l’obbiettivo, facilmente vanno in “passata” e se non hanno trovato ossa consistenti continuano il loro volo balistico con un valore di energia cinetica tale da perforare agevolmente il materiale che compone un finestrino. La velocità, a quel punto relativamente bassa, di norma non creerà un foro netto, ma, aiutato dalla pressione interna di cui abbiamo visto la forza, il proiettile sarà come un mattone contro una finestra.
Auguriamoci che l’involontario colpo accidentale di un’arma da fuoco o il suo uso, per fermare l’eventuale dirottatore, non accada a terra nè, tanto meno, in volo.
Impugnare l’arma, esclusivamente quale deterrente, per impedire l’uso di armi bianche o simili (lacci, scuri, bastoni, ecc.) da parte di maleintenzionati, sarebbe sicuramente positivo, ma esistono sistemi più adatti all’uso all’interno di un aereo. Essi permettono di fermare (tramortire) sia il dirottatore armato, che la persona in preda a disturbi psichici propri o a causa del volo stesso.
La prima (quasi) arma è portata regolarmente alla cintola della Polizia francese; è una bomboletta spry nebulizzante un gas soporifero (di libera vendita oltr’Alpe). L’utilizzo di questo sistema può comportare il coinvolgimento indesiderato di più persone, a causa della ristrettezza dell’ambiente. Va ricordato che, normalmente, ogni 60-90 secondi il sistema di condizionamento ricambia l’intera massa d’aria della cabina. E’ altresì necessario che non venga sparso il gas vicino alla cabina di pilotaggio, ma poiché la porta del cockpit è di norma chiusa ed il quantitativo necessario a fermare una persona è molto scarso, non dovrebbero nascere problemi.
La seconda ha preso piede negli Stati Uniti, è un accumulatore-scaricatore elettrico che dà una scossa di 40.000 Volt. La persona che la riceve (da uno a massimo 4 secondi) rimane tramortita. Unica limitazione: non si deve usare se circola ossigeno puro in cabina (perchè ciò accada, devono essere state usate le maschere-ossigeno).
Mentre per la bomboletta e un tipo di scaricatore, è necessaria una corta distanza per l’utilizzo, un secondo tipo di scaricatore ha la possibilità di “sparare” i due poli elettrici a più di 4 metri.
Ecco che senza porre in pericolo l’incolumità delle persone a bordo o dell’aereo o dello stesso bandito, si può efficacemente intervenire e risolvere l’inconveniente.
Vi è poi, secondo me, un sistema per neutralizzare dei dirottatori, che fino ad ora non è stato utilizzato, ma scusatemi se non lo descrivo, per ovvi motivi, sulle pagine pubbliche della Vostra rivista.
Nel concludere, desidererei rivendicare, per i comandanti che la vedono allo stesso modo, l’opportunità che essi abbiano speciale facoltà di portarsi dietro: la bomboletta (che è stata vietata in Italia mal interpretando l’Art. 1 della legge 110; non è un aggressivo chimico, non apporta disfunzioni, non è tossica, nè è letale); lo scaricatore elettrico e non dimenticherei (anch’esse vietate, ma di libera vendita oltr’Alpe) un paio di manette. Metterle ai polsi portati posteriormente e fermare con la normale cintura di sicurezza la persona ubriaca o sovra eccitata per il volo, permetterebbe di risolvere il problema in maniera semplice.
Al riguardo ricordo quanto sottoscritto dalla nostra Nazione alla Convenzione di Tokyo nel 1982: L’Art. 6 recita: Il comandante… omissis…. misure coercitive sulle persone responsabili degli atti ed infrazioni in questione. Omissis….
L’Art. 1 recita: omissis….a) infrazione alla legge penale; b) atti che sebbene di natura non contraria alla legge penale, potrebbero porre, o pongono, in pericolo la sicurezza dell’aeromobile o di persone o cose all’interno dell’aereo, o pongono in pericolo l’ordine e la disciplina a bordo dell’aereo. Omissis
Vi ringrazio per l’attenzione ed auguro a tutti buon lavoro
1° Comandante Gianni Guiducci
Presidente della Commissione Tecnica di vigilanza della Associazione italiana piloti aviazione generale